Abbandonando l’idea dell’edificio-teatro tradizionale, egli proponeva di far svolgere l’azione all’interno di spazi industriali in disuso o in hangar, in modo da circondare e coinvolgere totalmente gli spettatori: arrivò anche a dotarli di sedie girevoli, che portassero a seguire l’azione a 360 gradi e in ogni direzione e luogo, senza usare alcuna scenografia. Sia per le sonorità, sia per le luci, Artaud cercò effetti inauditi per l’epoca: preferiva fasci di luce variabili nei cromatismi, suoni stridenti acuti, dissonanti nelle varie tonalità. In fondo, questi costituivano anche dei mezzi per scuotere gli spettatori, per giungere immediatamente ai loro sensi. Tentativo di realizzare il suo ideale nel teatro fu il testo I Cenci, in cui impiegò un congegno elettrico per poter far alzare e abbassare il volume a suo piacimento, creando, con la voce umana distorta, suoni inarticolati, guaiti, poiché voleva attuare dissonanze e modulazioni. Utilizzò anche una ruota cigolante che riusciva a produrre suoni intollerabili.
- ..chiude fuori da un teatro così concepito lo spettatore passivo, lo “spettatore voyeur”; al contrario, il teatro diviene una festa in cui sono coinvolti con la stessa intensità gli attori e gli spettatori, “circondati” dallo spettacolo, bombardati e bersagliati epidermicamente: «Ma che oggetto avranno insomma questi spettacoli? Niente, se si vuole […] Piantate in mezzo a una piazza un pennone inghirlandato di fiori, chiamate a raccolta il popolo, e avrete una festa. Fate di meglio ancora: date gli spettatori in spettacolo; trasformateli in attori»
- http://www.kainos.it/numero2/sezioni/disvelamenti/dottiartaud.html
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