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domenica 6 giugno 2010

ha guardato un video su Internet

Quasi il 70 per cento degli utenti adulti statunitensi ha dichiarato di aver guardato o scaricato un filmato dalla rete, almeno stando al Pew Research Center's Internet & American Life Project.

Si tratta di percentuali alimentate certo dall'esplosione dei social network come Facebook e MySpace, su cui il 52 per cento del campione selezionato ha dichiarato di aver condiviso almeno un filmato. Più in generale, è aumentata la quota di utenti che hanno iniziato a caricare con una certa costanza filmati su piattaforme come YouTube, precisamente dall'8 per cento del 2007 al 14 per cento di oggi.

In cima alle classifiche di preferenza degli adulti statunitensi si sono piazzati i filmati d'intrattenimento, nello specifico relativi al genere della commedia. Anche qui, una cifra percentuale alta - 50 per cento - che ha battuto quella relativa alla visione di notizie online, assestatasi intorno al 43 per cento.


Si tratta dunque di un ritmo di crescita significativo, che potrebbe portare l'intera popolazione statunitense connessa a guardare video online entro l'anno 2015.

Ma il vero protagonista di questo sviluppo sarà il video su Internet stesso, che secondo un'altra ricerca dovrebbe costituire entro il 2014 il 90 per cento circa di tutto il traffico della Rete.
Traffico sicuramente alimentato da contenuti da fruire in forma gratuita, dato che soltanto il 7 per cento del campione scelto da Pew Internet ha dichiarato di aver scaricato a pagamento un filmato video. Una crescita di soli 4 punti percentuali in tre anni.

mercoledì 2 giugno 2010

"Gambarara legga qui"

risultati dello scritto di linguaggi pubblicitari del 2.02.04

Il corso di “linguaggi pubblicitari” vira sempre di più verso “lingua italiana e buona creanza” che – detto inter nos – nel corso di laurea in Discipline Economiche e Sociali non risulterebbe una battuta di spirito (lì la denominazione degli insegnamenti è ancora più creativa e “personalizzata”).
La prova scritta del 2 Febbraio ha posto dunque un problema apparentemente tutto piegato sul nuovo insegnamento ma che di fatto richiede di inscenare quel rapporto tipicamente isotopico tra titolo e testo perseguito dal discorso pubblicitario.

Il problema era il seguente:
dovendo sostenere l’esame di filosofia del linguaggio ti accorgi che la bacheca e l’annuncio sul web comunicano due date contraddittorie (il 10 e il 16 di Febbraio). Invia un messaggio telematico al prof. Gambarara per porgli la questione. Trovando un titolo non generico (insomma, non del tipo “urgentissimo per Gambarara”) che anticipi il contenuto del tuo messaggio: sintetico e adeguato al destinatario.

Ricorda che sei uno studente di FSCC e dunque ti stai occupando di processi comunicativi, di argomentazione e di pratiche di scrittura.
Ricorda pure che il prof. Gambarara, oltre ad essere il titolare del corso, è presidente del corso di laurea ma è pure caratterizzato da uno stile giovanile, diretto, informale.

Risultato: era meglio “Gambarara legga qui”!

Salverei solo qualche divertente soluzione grafica (anche se pasticciata) e la sobrietà intelligente di un “volevo avvertirLa che…” e di un “volevo informarLa di…”: unici casi di capovolgimento di approccio, quello di Rodolfo e di Emanuela.

Salverei pure la citazione del vecchio tormentone lubranesco “la domanda nasce spontanea”; lo scanzonato “per un trenta quando devo venire: il 10 o il 16?”; un riferimento a “due significanti, un solo significato” (mi riferisco al concetto: non che sia espresso proprio in questo modo).

Tutto il resto è richiesta di delucidazioni (in un caso “lucidazioni”); ispanici trattati sulla ridondanza o messa in mora nuda e cruda (“la perenne disorganizzazione che regna nel nostro corso di laurea”, oppure “ci troviamo per l’ennesima volta di fronte ad un disguido organizzativo che ormai è divenuto il nostro pane quotidiano…assuefatti da (sic) questo tipo di negligenze”).

Insomma, prof. Gambarara, questo esame è il 10 o il 16?
C’è pure chi attende una risposta “esaustiva” e chi si indirizza al “Preside (sic) del corso di laurea”

Ammessi: tutti (con riserva)

Un mio personale ringraziamento (per averci almeno provato, con sobrietà o con umorismo) a:

Annalisa
Antonio
Danilo
Davide
Emanuela
Emilia
Guerino
Maria Carmen
Maria Cristina
Maria Giusy
Maria Letizia
Marco
Mariano
Marta
Nadia
Pier Paolo
Rodolfo
Vanessa

Gli orali si effettuano:
Giovedì 5 Febbraio in aula F4 (cubo 18/C) dalle ore 10.00 in poi
Venerdì 13 Febbraio (aula da definire) stesso orario

Mi spiace per il ritardo con cui fornisco questo feedback ma, in questi giorni, Mal non voleva saperne.

catturare i momenti salienti della propria vita

ricercatori del laboratorio Hewlett Packard di Bristol hanno presentato il prototipo di un paio di occhiali da sole con integrata una mini-camera per catturare i momenti salienti della propria vita e scaricarli su un archivio digitale.

La camera in questione è in grado di catturare immagini a ciclo continuo, sistema che automaticamente sia in grado di riprendere, insieme alle immagini, tutte le informazioni (chiamate "metadata") legate a quelle immagini: l'ora, il contesto, la modalità, e persino informa su come sono le persone, se stanno sorridendo, se sono serie o non sono rivolte verso l'obiettivo.

gli scatti rubati alla vita possono essere processati su un computer palmare connesso agli occhiali o sul computer di casa.

radio active rock

deejays cut&paste
ftp://anonymous@lacab.roma.it/publish/activerock.htm
intro/
pantera live/suicide note pt.2
ratos de porao live/quando ci vuole ci vuole vuole
sepultura live/policia
naked city/track n.9
sepultura live/troops of doom
naked city/track n.10
cannibal corpse/hammer smashed face
beastie boys/egg raid on mocho
AC/ what's the title [?]
Korn/twist(ending of kill you)
Metallica/damage Inc.
naked city/track n.41
..
radio active rock 1997
106.6 FM

martedì 1 giugno 2010

le guide che

Questa guida va nel senso di una realizzata superlativa qualita' del servizio. Servizio di guida, appunto. Dando per scontato che ci piacerebbe non dover raccontare o descrivere - tutt'al piu' dire - il Potame Busento perche' vorremmo che questo nome risuonasse per ognuno come il proprio nome o il nome della propria citta' o del proprio luogo preferito e superando il dispetto che viene dalla sensata irrealizzabilita' di questa pretesa ci concentriamo per il tempo di un viaggio su questa parte del globo terrestre - coordinate ...... - che stabiliamo per convenzione europea debba chiamarsi/si chiami Potame Busento.

Ci muoviamo subito tenendo due pedali: verso l'identita' piu' irripetibile fin dentro i fonemi, le caratteristiche somatiche, i nomi dei luoghi, i tagli del paesaggio incisi nella nostra.. e verso la possibilita' che l'abitare una terra cosi' intimamente sentita ci e' data di pensare tutto il mondo nelle sue diversita' senza timori, in modo aperto, affrontandone la mutevolezza la precarieta' e la sfida del nuovo che esso induce nel mondo occidentale pag 195 Hall I luoghi del Potame Busento si prestano per tradizione all'accoglienza e alla meditazione Siamo sopra Cosenza, sulla statale 278 di Potame - dice la guida del Touring Club (edizione del ....) - sulla parte destra del fiume, per cosi' dire, quella che guarda sorgere il sole dalla Sila, quella che - dice l'urbanista Sara Rossi nella Loose Tv - non e' piu' una zona agricola, "non si puo' piu' parlare di zone agricole si parla di zone piu' o meno urbanizzate". Siamo sopra Cosenza dunque su uno dei bracci dell'ampia valle che la contiene. Per un tratto di strada le curve ci consentono di corteggiare con lo sguardo il Castello Svevo, che sorveglia la citta' dalla collina ..., prima che la strada pieghi e ce ne veli la vista.

Cosenza m. 240 (m. 383 il Castello), ab. 32 325 - 40 032, alla confluenza del Crati col Busento, con bellissima vista a N sulla valle del primo sino al M. Pollino, e' citta' assai ricca di inter. storico-artistico, formata di due nuclei uno antico e pittoresco sul fianco di un colle e presso le sponde del maggior fiume, l'altro, quasi tutto di recente formazione, in piano, sulla sin. del Crati e al di la' della confluenza col Busento. Le due parti, in netto contrasto di struttura e di aspetti fra di loro, formano pero' un tutto assai animato e caratter., che da' segno si vita tradizionalm. intensa e operosa, in una bella cornice di colli e montagne densamente coltivati o boscosi e abitati sino a notevole altit. Il colle, su cui sorge anche il castello, e' detto con nome di origine tarda umanistica, Pancrazio (dal greco = che domina tutto il Crati)..

CARROZZABILE DA COSENZA AD AMANTEA km. 49.2. E' assai interess. per i bei boschi che s'attraversano, per la discesa verso il mare lungo vall.selvaggi e per la grandiosa vista sul M.Cocuzzo. - Autocorriera 1 corsa al g., in 3 ore. "La citta' di Cosenza ha una posizione singolare ma fino a un certo punto - molte citta' italiane hanno questa caratteristica - di essere alla confluenza di due fiumi: la parte antica sorge su una collina alla confluenza di due fiumi, poi la citta' piu' recente, piu' moderna si espande nella pianura, .... La citta' in senso stretto nasce in eta' antichissima, in eta' preromana, su quella collina alla confluenza dei due fiumi e li' ci sono i resti della citta' greca, della citta' romana e poi tutta la citta' medievale, sette/ottocentesca. Pensi che le prime espansioni in aree pianeggianti al di la' del Crati e del Busento, ma specialmente del Busento, sono di questo secolo: sono successive all'Unita' d'Italia. La citta' ha continuato a crescere su se stessa per duemila anni circa (la citta' italiana in generale, non soltanto Cosenza) dentro il perimetro delle mura con piccole espansioni, modificazioni (nella sostituzione di parti) lentissime; nella crescita in altezza degli edifici, nell'occupazione progressiva degli spazi verdi che una volta erano giardini, orti che man mano sono stati occupati dalla nuove edilizia. E' dopo l'Unita' d'Italia che le citta' italiane hanno questa esplosione verso l'esterno, per motivi di ordine demografico (c'e' stato uno sviluppo demografico velocissimo, gigantesco)

(...) Io credo che nei prossimi anni - siccome la grande crescita di popolazione non ci dovrebbe piu' essere - assisteremo ad un profondo e veloce rinnovo edilizio specialmente di quelle parti di citta' costruite malamente negli ultimi decenni (qui si potrebbe raccontare nella storia della propria famiglia il rapporto pendolare che dall'inurbamento tra il paese di origine, la casa di nascita, e la dimora cittadina. Questa e' storia attuale del rapporto tra la citta' e i paesi ora che la tendenza all'inurbamento appare irreversibile e i paesi stessi trovano un'integrazione con la citta' non un'opposizione. http://www.platonet.it/margi/casanatale):orgoglio locale; primavera, estate, autunno e il mare; confessione; canestro; colonna; risposta ai greci e ai latini con le nude mani; raccolta; celebrazione; in termini distinti; con il moltiplicare e il ridurre all'unita'; ardire; caduta; nubi risolte in cateratta sabbiosa; sosta forzata; arduo inizio; identificazione e progetto d'azione; ripresa di una corda allentata; dispersione e metamorfosi.

Riprendiamo la Carrozzabile o la statale 278 di Potame, come ci ricordano le due vecchie guide che ogni tanto possiamo leggere in trasparenza proprio come in una vecchia pergamena dove la riscrittura del nuovo testo non abbia coperto perfettamente la vecchia. (definizione di palinsesto) e facciamoci guidare - sul filo del discorso - nello spazio monocronico che la strada disegna fino ad Amantea, per incontrare via via i luoghi del Potame Busento. Estendendo fin da ora il piu' possibile il concetto di luogo non soltanto oltre i confini stabiliti del comprensorio stesso ma oltre ogni opinione personale di luogo fin qui accertata perche' il Potame Busento come ogni luogo che si rispetti a tratti potrebbe mancare di luogo, collassare, e assumere tutte le caratteristiche di un non-luogo che si rispetti. Potrebbe finire nel nastro magnetico di una audiocassetta, e in una area telematica prendendo le sembianze di pixel luminosi color verde di Margi bbs, potrebbe essere compresso in un cd rom, diventare lo sfondo di un videogioco, potreste trovarlo sul fondo di un barattolo di marmellata o di gelatina, nel volto stretchato di un'etichetta di prodotti locali, in una trasmissione televisiva, ...

<--!Garritano il non luogo testo della marca!--> da Convideo (n)

Francesco Garritano Partiamo dal tema: La marca del territorio e il non-senso del luogo. Tu sostanzialmente offriresti il niente per non identificare il luogo, per uscire da un ordine di mercificazione e da una logica pubblicitaria che e' quella di fornire il prodotto. Il problema di fondo, primo problema e' : si puo' essere identificati anche per il niente.

Editor - il nostro documento di programma della comunicazione e' "la Sorpresa, il Gioco e il Territorio" (cfr. Margi1 fascicolo a stampa, 1993). Volevamo che giocasse effetto sorpresa per cui se qualcuno veniva nel Potame Busento poteva incontrare Maria Cristina Toman: qualcosa che e' vero. Non abbiamo voluto nauseare da subito chiunque, dicendogli che cos'e' Il Potame Busento, che cosa deve fare, dove deve andare ecc.

Francesco Garritano - ma la cosa puo' funzionare in termini assolutamente speculari. Se tu offri come identita' il niente - Marcello te lo puo' dire - offri un prodotto. C'e' una strategia linguistico-verbale di mercato in cui si offre come prodotto il niente. Veniamo al punto: e' possibile dis-identificarsi, e' possibile dis-identificare un luogo? Questa e' la posta in gioco. Sulla base di cio' che l'editor prefigura, ho qualche perplessita' (..) Supponiamo di entrare in un orizzonte di mercato che voi mettete tra virgolette e in questo caso vi raffrontate con mezzi a livello linguistico - perche' si parlava di pubblicita', percio' di un orizzonte pubblicitario che l'editor accoglie. Questo punto deve entrarci; e deve farlo volendo dis-identificare un luogo affinche' non si entri nell'orizzonte del Supermarket, appunto.

Editor - certo, affinche' non si crei questo equivoco.


bene.
a domani, a dipi.
ecco per ora un vademecum

>Piccolo sulla sua piccola terra, l'uomo contempla

>L'universo del quale e' a un tempo giudice e vittima;
>Oggetto raro in un angolo inconsueto, egli guarda
>I grandi sentieri dove la sua tribu' e il vero sono nulla.

>Senza dubbio lo sviluppo della regione frontale fu una vittoria.
>Non s'e' perduto in acqua stagna come la terebratula
>O la patella; non s'e' spento come le lucertole giganti.

>I suoi antenati, simili a vermi sens'ossa,sarebbero stupefatti
>Della postura eretta, del seno,del cuore a quattro scomparti,
>Dell'evoluzione occulta nell'ombra della madre.
>(continua)

Liceo

La poesia che segue ce la spedì Orazio Converso , matematico alternativo e poeta l’anno che fu trasferito . La dedico a tutti quei professori che riescono ad insegnare qualcosa , non importa che cosa ma comunque qualcosa che arrivi giù in fondo, si sedimenti, si riproduca come un’ eco , a quegli insegnanti che sanno insegnare il desiderio di conoscere, il piacere di sapere . La dedico pure a quegli alunni capaci di provare questi desideri e questi piaceri , insieme a tutti gli altri della loro giovinezza, ragazzi fortunati . La dedico infine a quegli insegnanti e a quegli alunni che tengono in bocca, qui a scuola , sul fiore delle loro labbra un sogno di libertà , la mite sapienza del “ volemose bene “ . Paola Rocchi – Maturità del 1983 , Professoressa in questo Liceo

“E’ citazione , ormai , non più eccitazione di mattina presto!
Perdonate, quindi, agli odierni maestri di sapere concedete
la mediocrità del lavoro quotidiano
strappatevi la testa e gettatela in giardino
dietro ai cipressi
dimenticate voi stessi
scomparite nelle classi
e andate in controfigura a Canossa.

Non ho nulla da dirvi, mi dispiace :

E’ vero
il potere che non c’era s’è disperso,
quel po’ di sapere che ci era utile
e che conserviamo; la saggezza mite
del “ volemose bene”
e, vi dico , ancora in bocca
un sapore impossibile di libertà”


Quel sapore impossibile di libertà
Un ricordo dell’insegnate Rocchi Paola, in omaggio ai trenta anni della scuola.

Quando, nell’estate di qualche anno fa, andai al Provveditorato di Roma per sapere a quale scuola ero stata destinata, in quale Istituto avrei trascorso il mio primo anno di insegnante di liceo, uscii che avevo le lacrime agli occhi. Per la gioia, si è soliti dire. Non esattamente, perché a volte capita anche di piangere dal gran ridere: Liceo Scientifico “Galilei” di S. Marinella, c’era scritto su quei due fogli. Da non credere. Ogni tanto la vita non sa proprio che inventarsi per metterti di buon umore; ero stata studentessa in quel liceo, ora ci tornavo da prof. Una cosa speciale. Come speciali sono stati i miei anni al “Galilei” di S. Marinella. Se, per l’occasione, provo a fissare qualche immagine in un ricordo, me ne vengono due, che sono ricordi di due persone ma anche di due spazi di questo nostro liceo, ora diversi da allora. Innanzi tutto il cortile: al posto del pavimento c’era la ghiaia che scricchiolava sotto i nostri piedi di adolescenti (sempre pieni di cose da dirci,al mattino presto, a ricreazione, al cambio dell’ora) e a delimitare il cortile stesso, dove ora comincia il marciapiede della nuova sede, una fila di alti,verdissimi,profumati cipressi. Il ricordo (un ricordo piccolo,ma a volte è proprio nei piccoli ricordi che si concentra il senso delle cose che facciamo,delle persone che siamo) il ricordo, dicevo, è questo: un giorno, all’ultima ora, usciamo fuori e aspettiamo nel giardino di ghiaia e cipressi il nostro prof di matematica. Poco dopo arriva e cominciamo piacevolmente a chiacchierare, noi seduti sugli scalini, lui in piedi: discutiamo sul concetto di infinito. La discussione va avanti per buoni quaranta minuti e poi scopriamo l’equivoco: il nostro professore si era dimenticato di aver un’ora con noi e pensava che fossimo lì in virtù di un buco. Noi invece pensavamo di essere restati lì in virtù di una piacevole lezione all’aperto sul concetto di infinito. Niente di più normale con lui, prof di matematica al biennio, matematico alternativo e poeta. A quei tempi ricordo che alcune famiglie avevano da obiettare sul suo metodo. Forse perché non ci costringeva a estenuanti megaespressioni, utili al fine di acquisire manualità algebrica, presumo, oltre che a soddisfare le ansie di “programma” di certi. Gliene sono grata. A che mai poteva servirmi nella vita la manualità algebrica? Con lui ho imparato altre cose. Per esempio ho imparato che la matematica è davvero il linguaggio con cui è scritto il gran libro dell’universo (Galilei, ancora e sempre Galilei…), che non è applicazione di formule già date, ma ricerca di soluzioni; che è anche dubbio e paradosso. Ho imparato che due rette parallele s’ incontrano finalmente in un punto ( beate loro ) e che il pelide Achille , per quanto veloce , non raggiungerà mai la lenta tartaruga ( ben gli sta ) .

Il secondo ricordo è legato ad un altro spazio del nostro liceo : quella che adesso è la sala insegnanti dell’edificio vecchio , quella che da sul terrazzino , per capirci . Li con i miei compagni ho frequentato il quarto anno . Una roba da non credere : quindici , sedici persone con il professore , sedici banchi e sedici sedie in un buco di stanza . Eravamo un corpo unico e compatto di gomiti, teste, quaderni .Quando qualcuno volava uscire o entrare, dovevamo alzarci tutti e manovrare insieme l’operazione . Per certi versi anche uno spasso . Io comunque avevo conquistato il posto vicino ( per meglio dire incollato ) alla porta finestra, con vista mare strepitosa. E di questo posto , in particolare io ricordo l’orario del Lunedì : Matematica – Chimica – Filosofia – Religione – Filosofia .Una bella parte dello scibile umano andava in scena di Lunedì , in quel buco inzeppato di diciottenni. Il professore di filosofia era un uomo sui quaranta alto ed esile, barba e capelli lunghi, riservato e meditabondo . Un tipo proprio perfettamente filosofico . Si sistemava come poteva dietro il suo banchetto , un po’ di sbieco e cominciava qualcosa che non era mai veramente una spiegazione , mai veramente un ‘ interrogazione, ma piuttosto sempre uno sgranare di pensieri , i suoi ed i nostri . E mentre parlava ogni tanto faceva da solo silenzio , concentrato ad inseguire un pensiero, mentre noi , mentre io concentrata aspettavo . Dopo di lui arrivava poi il nostro professore gesuita , un sacerdote giovane ed agguerrito . E non era un’ora di pausa , era proprio un’ora di lezione, tutti insieme li dentro ad alitarci come il bue e l’asinello , a parlare di Dio con i tremori , gli slanci o furibondi dubbi che si possono nutrire solo a diciotto anni. E così quando tornava il nostro Socrate , i discorsi della terza ora si intrecciavano con quelli della quarta per diventare discorsi della quinta , magicamente senza stanchezza, perché io almeno , con quel posto vicino alla finestra , sentivo i miei pensieri morbidamente galleggiare nell’azzurro , nell’azzurro degli occhi del mio professore di filosofia , del cielo che mi scorreva a lato , del mare che rullava in silenzio , laggiù.

Capisce computer tu?

Capisce...tu?

Caspisce d'Internet?

Prova a dire

Abbandona l'incertezza dell'arte

 - e si sposano solamente per distruggere, in
privato, quando
sono soli solamente per distruggere, per
nascondersi
 (nel matrimonio)
perché possano distruggere senza essere notati
in esso - i distruttori
La morte verrà troppo tardi per recarci aiuto
Quale fine tranne l'amore, che fissa la morte negli
   occhi?
Una città, un matrimonio - che fissa la morte
negli occhi

L'enigma di un uomo e di una donna

Che altro c'è, infatti, se non l'amore, che fissa la
    morte
negli occhi, l'amore che genera il matrimonio -
 non infamia, non morte

           sebbene sembri che l'amore non generi
altro che morte nei drammi antichi, solo la morte, è
come se preferissero la morte in luogo d'affrontare
l'infamia, l'infamia delle antiche città

 mondo di corrotte città,
e nient'altro, che la morte fissa negli occhi,
privo d'amore: non palazzi, non giardini nascosti,
non acqua tra le pietre; i corrimani di pietra
delle balconate, incavati, su cui scorre
l'acqua chiara, e senza pace
sono asciutte. È estate, è
     finito
Cantami una canzone che renda la morte
sopportabile, una canzone
di un uomo e di una donna: l'enigma di un uomo
e di una donna.
 Che lingua ci calmerà la sete,
che venti ci solleveranno, che flutti ci porteranno
  oltre le sconfitte
se non il canto, il canto immortale?
La roccia
sposata al fiume
non dà
suono.
E il fiume
passa - ma io rimango
e chiamo
e invoco senza posa a voce alta
gli uccelli
e le nuvole
(ascoltando)
Chi sono io?
 -la voce!

- la voce s'innalza, trascurata
(con il suo nuovo) il linguaggio
mai esitante. Non c'è liberazione?

Piantala. Lascia tutto. Smetti di scrivere.
"Come il Santo" tu non separerai
mai quella macchia di senso, 

  insulto
all'amore, il verme della mente, che
ròsica il nocciolo, inappagato

- non separerai mai quella macchia
di senso dalla massa inerte. Mai.
Mai quella radiosità

  squartata,

non raggiunta dai simboli

Dottore, crede lei nel
"popolo", nella Democrazia? Crede
ancora - in questo
scolo di città corrotte?
Ci crede, dottore? Ancora oggi?

  Abbandona
la poesia. Abbandona l'incertezza
dell'arte.

Che cosa puoi, che cosa
puoi TU sperare di concludere -
su un mucchio di biancheria sporca?

    - tu
poeta (scacciato) dal Paradiso?

È un libro osceno? Ci giurerei
che è un libro osceno, disse.

La morte è in attesa,
sorella gentile -
piena di parole assenti,
parole che mai vengono dette -
la sorella gentile dei poveri.
La sostanza sfolgorante che
resiste e alla fine non si muta in cristallo

 nella pechblenda
la sostanza sfolgorante

Ci fu una luce antica, di colori prismatici : di dove alle
Nuove Barbados venne l'inglese