La linea del suo ragionamento è questa:
...
" l'uomo vive immerso in un mare di simboli, fatti di lettere e di
numeri, e una parte rilevante della sua attenzione si disperde nella loro decodificazione, tanto involontaria quanto inutile. Questo è vero, e ormai soltanto i miopi, le donne incinte, gli aspiranti suicidi e i pontefici riescono a camminare assorti nei propri pensieri.
Ma, il fatto è che da molto tempo tutto è simbolo, non soltanto le targhe delle automobili; forse da quando esiste la parola, sicuramente da quando esiste la parola scritta.
I noti studi sulla visione della rana, che non vede la mosca nemmeno se ce l'ha sotto il naso, ma vede esattamente "il volo" della mosca, possono suggerire che anche a quel livello anfibio basta ordinare le percezioni per ricavarne un simbolo o segno. Utili nel caso della rana, di puro edonismo nel caso del cane, che passeggia felice tra folate di messaggi codificati e astrazioni odorose, estremamente impegnative del suo tempo libero.
Anche l'uomo è fatto così: ho visto nel Beneventano agricoltori addetti a colture inverosimili di piante nane di tabacco, che forse disperando dell'improbabile crescita passavano le ore a seguire con la testa e con lo sguardo tutte le macchine che circolavano per la strada - una strada trafficata e veloce - da sinistra a destra e da destra a sinistra, dalle sei del mattino alle otto di sera. I simboli visivi divertono la gente, come dimostrano i balconi, i disegni nei gabinetti pubblici e la televisione."
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