Così, ad esempio digitando la parola "sex" si ottiene una risposta che recita: "Opps. La tua richiesta ha un livello haram di due su tre. I risultati possono essere proibiti. Se pensi ancora di voler proseguire clicca qui". Stesso risultato se si inseriscono termini come gay, lesbian, pig o pork (rispettivamente omosessuale, lesbica, maiale e porco in inglese). O se si prova con "Satanic Verses" il titolo del libro che ha attirato sulla testa di Salman Rushdie una fatwa di condanna a morte.
Le ricerche possono essere effettuate in una quindicina di lingue fra cui l'inglese, il russo, l'arabo e il pashto. L'italiano al momento non è incluso. Anche per chi non è pratico di idiomi stranieri però, un'occhiata può risultare interessante: un vocabolo internazionale come "bikini" ottiene un livello di haram di due su tre. Mentre le pagine si aprono senza problemi se la parola ricercata è "burqini", il costume da bagno integrale che tante polemiche ha generato nei mesi passati in Europa.
Sardeha spiega che il sito è in costante evoluzione: "Riceviamo molti feedback dagli utenti e in qualche caso facciamo delle modifiche - racconta - e siamo in contatto con degli imam che ci aiuteranno a stabilire cosa deve essere considerato haram". Ma l'idea di base è chiara: "L'ispirazione mi è venuta dopo lunghe discussioni con i miei amici riguardo alle ricerche con Google. Molti di loro sono finiti per caso su siti dai contenuti troppo espliciti: così ho pensato che avremmo potuto sviluppare un motore di ricerca nostro, più orientato verso i valori islamici".
Il giovane manager - che in un'intervista via e-mail si definisce un musulmano "praticante" ma non vuole specificare se sunnita o sciita, per non alimentare le tensioni fra le due componenti principali dell'Islam - nega che dietro al progetto di ImHalal possa nascondersi il rischio di censura: "Non lo credo assolutamente - risponde - filtriamo prima di tutto contenuti per adulti e pornografia. Ma nulla che riguardi la politica o l'arte".
Il tono però cambia quando gli si propone l'esempio delle vignette di Maometto, la cui pubblicazione nel 2005 scatenò una crisi senza precedenti fra il mondo musulmano e quello occidentale. Una ricerca con la chiave "Mohammed's Cartoons" produce un livello haram di uno su tre. Una scelta politica? "Filtrare quelle ridicole vignette non significa dare giudizi politici - sostiene Sardeha - questo non ha nulla a che vedere con la politica ma piuttosto con l'insulto religioso ai musulmani".
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